Nel 2008 i due premi Nobel dell’Economia Joseph Stiglitz e Amartya Seri assumono la leadership della Commissione Europea sulle misure delle performances economiche e del progresso sociale. L’anno successivo pubblicano il relativo rapporto “Non solo PIL – Misurare il progresso in un mondo in cambiamento” dove si afferma che il benessere delle persone dipenda dai redditi, dal consumo di ricchezza ma anche dalla formazione e dalla salute, dal posizionamento sociale e politico, dalla qualità dell’ambiente e dalle possibilità concrete di vivere in condizione di pace e non di guerra. Vediamo dove siamo nel 2023, interrogandoci sul livello di consapevolezza raggiunto e su una visione di lungo periodo.

Abbiamo iniziato questo cammino qualche anno fa da una riflessione che è un po’ la mission che ci spinge ad andare avanti in un procedere non semplice e talvolta faticoso; il carisma che ci ha fatto incontrare – dal greco chàrisma, dono – è quello dello Sviluppo. 70 anni di sviluppo nel decollo industriale italiano ed europeo.

Ma quel cammino doveva essere accompagnato da una attenzione alla qualità dello Sviluppo: educazione permanente, impostazione dell’educazione nazionale e locale, esercizio al limite, godimento dei diritti e rispetto dei doveri, graduale abbandono del riduzionismo economico, e quindi applicazione concreta dell’economia civile in ottica circolare. Quindi qualcuno di noi ha intravisto il senso della lotta al riduzionismo economico, alla crescita senza Sviluppo e si è tentata la strada dello Sviluppo valoriale.

Da qui si è vista una linea carsica che ci porta alla Sostenibilità.

Il cammino è quello della processualità: non preoccupiamoci delle cose ma preoccupiamoci se abbiamo provocato e seguito un processo. E’ un pensiero comune a molti anche se spesso si fa fatica ad esprimerlo ma tale è e permane nel tentativo di renderci utili.

Occorre alimentare la “visione” dei processi. La visione ESG (acronimo di Environmental, Social and Governance e si riferisce a tre fattori centrali nella misurazione della sostenibilità. Questo approccio deriva dal concetto di “Triple Bottom Line”, noto anche come “Persone, Pianeta e Profitti” (PPP), introdotto negli anni ’90 e secondo cui le aziende non dovrebbero concentrarsi solo sui “Profitti”, ma su ciascuna delle tre “P”) e non solo i dettagli operativi di esso; la visione del BES (misure statistiche che coprono aspetti del concetto di benessere particolarmente rilevanti in una prospettiva di analisi territoriale) e non la tecnica del BES. Allora ciò significa assecondare la continuità di un lavoro che produce risultati al di là del momento, in ottica di miglioramento continuo. Quindi ciò conduce ad una Weltanschauung comune che non può ignorare bisogni e tipicità delle visioni di ciascun portatore di interesse, sia esso il cittadino, il consumatore, l’impresa, il decisore politico, l’associazionismo, l’ente locale.

L’impresa gioca ed ha sempre giocato un ruolo fondamentale in questo cammino: l’impegno finanziario, l’impresa ci mette i soldi oltre che la faccia. Ma ciò non sarà sempre così, sta a poco a poco cambiando il rapporto fiduciario tra impresa e soggetto pubblico e attraversa una profonda fase di mancanza di credibilità nei confronti dei lavoratori, dei consumatori.  Nel contesto della rivoluzione neo-liberale, l’impresa cambia volto e applica il principio di Sussidiarietà nei confronti del governo locale, incapace talvolta di tenere il passo e tenutario spesso di una visione a brevissimo termine. Ma fino a quando?

Con il modello dell’economia circolare abbiamo voluto presentare questa immagine dell’impresa ma dobbiamo ora, non domani, riconoscere che spesso è mancata l’integrazione efficace e programmatica tra impresa e territorio, tra capitale e valori delle comunità. E questo talvolta nell’assenza quasi totale degli enti locali e dei propri amministratori. Occorre porre dei rimedi poiché anche il contesto normativo è cambiato.

Dopo 2000 anni di storia giuridica basata sul diritto romano, con l’introduzione del principio della Responsabilità estesa del produttore, ad esempio, abbiamo assistito al radicale cambiamento dell’imputabilità delle responsabilità, che passa dal singolo al responsabile aziendale. Ed il perimetro si è allargato, non riguarda solo l’azienda in senso stretto. Ciò spiega la preoccupazione imprescindibile da parte degli amministratori aziendali di avere il controllo pieno sull’intera filiera produttiva.

Che cosa abbiamo bisogno di fare nell’immediato? Si può sintetizzare proprio partendo dal passaggio dal riduzionismo all’intero, dal particolare e settoriale al generale in senso olistico. Questo comporta abbracciare la complessità. Cogliere la visione ESG prima ancora della dimensione operativa. Se parliamo di PIL parliamo di mercato se parliamo di ESG parliamo di politiche. L’aver portato il concetto della Sostenibilità in Costituzione, nella Costituzione italiana, si basa sull’assunto che non c’è Sviluppo senza Visione.

L’aver fondato sette anni fa un’Associazione dedita all’implementazione del modello economico circolare, AISEC – unica nel suo genere, apartitica e multistakeholder – vuole dire attribuire al quarto fattore di produzione, la materia prima, due grandi connotazioni di valore: l’ambientale e il sociale. La materia diviene quindi, accanto a capitale, terra e lavoro, il fattore dirimente, dal quale non si può più prescindere nel cammino verso uno Sviluppo di Senso. Da dove viene la materia, chi e come contribuisce alla sua estrazione e/o produzione e quel chi e quel come in quale modo sopravvivono alla creazione di materia e come si trasformano, quante risorse naturali si consumano in questo processo. Capiamo bene che tale visione implica un cambio di paradigma totale, un approccio olistico che coinvolge l’intera comunità. E’ per questa ragione che tiro in ballo l’Economia Civile nella sua generosa prospettiva culturale di interpretazione dell’intera economia di mercato in chiave talvolta di reciprocità.


English version

 

Civil economy, vision and development of the circular economic model

In 2008 the two Nobel Prize winners in Economics – Joseph Stiglitz and Amartya Seri – take the leadership of the European Commission on the measures of economic performance and social progress. The following year they published the related report “Not only GDP – Measuring progress in a changing world” where it is stated that people’s well-being depends on incomes, richness and consumption but also on education and health, social and political positioning, quality of the environment and real possibilities of living in conditions of peace, without war. Let’s see where we are in 2023, questioning ourselves on the level of awareness achieved and on a long-term vision.

 

We started this journey a few years ago from thinking of a mission that drives us to go forward in a not simple and sometimes hard process; the charism that brought us together – from the Greek charisma, gift – is linked to Development. We had 70 years of development in the Italian and European industrial scenario.

But that journey had to be accompanied by the attention to the quality of development: permanent education, setting up national and local education, exercising to the limit, keeping our rights by having respect for duties, gradual abandonment of economic reductionism, and therefore the concrete application of citizenship in a circular perspective. So, some of us have seen as mandatory the meaning of the fight against economic reductionism, against growth without development and we have tried the path of  values.

From here we saw a direct line that leads to Sustainability.

The path is that of a process-oriented approach: let’s not worry about things but let’s worry about whether we have provoked and followed a process. It is a common thought, even if it is often difficult to express as such.

It is necessary to feed the “vision” of the processes. The ESG vision (acronym for Environmental, Social and Governance and refers to three central factors in measuring sustainability. This approach derives from the concept of “Triple Bottom Line”, also known as “People, Planet and Profits” (PPP), introduced in the 1990s and that Companies should focus not only on “Profits” but on each of the three “Ps”) and not just the operational details of it; the vision of the BES (statistical measures that cover aspects of the concept of well-being particularly relevant in a territorial analysis perspective) and not the BES technique. So, this means supporting the continuity of a job that produces results beyond the moment, with a view to continuous improvement. This leads to a common Weltanschauung that cannot ignore the needs of each stakeholder, be it citizen, consumer, company, political decision-makers, associations, local authority.

The Company plays and has always played a fundamental role in this path: its financial commitment for example, an enterprise puts money on that and its reputation. But this will not always be the case, the relationship of trust between business and public entity is gradually changing and it is going through a profound phase of lack of credibility towards workers and consumers. In the context of the neo-liberal revolution, the company applied the principle of subsidiarity towards local government, sometimes unable to keep up and often holding a very short-term vision. But until when?

With the circular economy model, we wanted to present this frame, but we must now, not tomorrow, recognize that there has often been a lack of effective and programmatic integration between company and territory, between capital and community values. And all that, sometimes, in the almost total absence of local authorities and their administrators. Remedies need to be taken as the regulatory environment has also changed.

After 2000 years of juridical history based on Roman law, with the introduction of the principle of the extended responsibility of the producer, for example, we have witnessed the radical change in the imputability of responsibilities, which passes from the individual to the company legal representative. And the perimeter has widened, it does not only concern the company in the strict sense. This explains the big concern to have full control over the entire production and supply chain.

What do we need to do immediately? It can be summarized starting from the transition from reductionism to the “whole”, from the particular and sectoral to the “general” in a holistic sense. This means embracing complexity. Seize the ESG vision even before the operational dimension. If we talk about GDP we talk about the market if we talk about ESG we talk about policies. Having brought the concept of Sustainability into the Constitution, into the Italian Constitution, means that there is no Development without a Vision.

Having founded seven years ago an association dedicated to the implementation of the circular economic model, AISEC – unique in its kind, non-partisan and multi-stakeholder – means attributing two great connotations of value to the fourth factor of production, the raw material: the environmental and the social sides. The material therefore becomes, alongside capital, land and labour, the decisive factor, which can no longer be ignored on the path towards a real Development. Where does the material comes from, who and how contributes to its extraction and/or production and who and how they survive to the creation of material and how are they transformed, how many natural resources are consumed in this process. We well understand that this vision implies a total paradigm shift, a holistic approach that involves the entire community. It is for this reason that I bring up the Civil Economy in its generous cultural perspective of interpretation of the entire market economy in a key sometimes of reciprocity.

“The idea of value, utility, self-interest, wealth, the acquisition and accumulation of goods…all these phenomena are present everywhere, although we understand them differently” The Gift by Marcel Mauss