[youtube=http://www.youtube.com/watch?v=B_zNIAVOaQI] Questa settimana il Disruptive Innovation festival ha ospitato due pesi massimi: Jeremy RIfkin e William McDonough,
Tutti conoscono Jeremy Rifkin (ma ci torneremo) mentre forse vale la pena spendere due parole su McDonough. Architetto di formazione, ha raggiunto la notorietà mondiale nel 2002 come coautore del bestseller Dalla culla alla culla, una filosofia di produzione che ha molto in comune con le basi dell’economia circolare.
Uno degli spunti più interessanti che ha dato nella sua presentazione è lessicale, e ha a che fare con la sua definizione (un po’ macchinosa) di “Nutrienti tecnici” cioè tutti i materiali non naturali, che andrebbero trattati in modo da poter essere usati in continuazione. Usati, non consumati. ha detto cose come “Qualsiasi materiale non naturale non ha un fine vita perchè non è vivo. Ha un fine uso.” Per rafforzare il concetto ha portato questo esempio, che in effetti mi ha molto colpito: “il 75 % dell’alluminio messo sul mercato nel 1800 è ancora in circolazione. Ci chiamiamo consumatori ma la maggior parte delle cose non le consumiamo. consumiamo il dentifricio, ma non un computer, o un auto”
Un altro cardine del suo discorso è legato al pensiero di un sistema produttivo che non solo non generi impatti ma contribuisca a rimediare alle pesanti conseguenze che l’attività umana ha comportato dalla rivoluzione industriale in poi.
Il famigerato ciclo Prendi Produci Smaltisci che caratterizza l’economia lineare dovrebbe diventare nella sua visione un Riprendi (ciò che è stato scartato in passato, ad esempio recuperando i rifiuti dalle cosiddette “miniere urbane”) Recupera/Riutilizza e Ripristina. E farlo, se possibile, come una sfida di design, che prescinde dalle norme e dalle regole, perchè “le norme ambientali sono segnali di un fallimento nel design.”