Difficili da spostare, con una vita utile spesso più lunga di quella che i cambiamenti della vita richiedano, i mobili sono un campo difficile ma interessante su cui sperimentare le sfide dell’economia circolare. Iniziamo parlando dell’usato.
Il mercato dell’arredamento usato sta vivendo una fase di trasformazione e sviluppo, sia per quanto riguarda l’arredo domestico, sia per l’arredo da ufficio, anche in virtù delle politiche di responsabilità sociale di imprese e organizzazioni.
Nel caso dell’arredamento domestico, questo settore è stato finora totalmente disorganizzato. Singoli cittadini fanno incontrare domanda e offerta tramite siti di annunci generici. Poi ci sono alcuni luoghi fisici che propongono formule come il conto vendita, e poco altro. In molti casi, il solo problema del montaggio/smontaggio, o del trasporto, è sufficiente a non rendere possibile la transazione.
Move Loot, una start up americana attiva per ora nella zona di San Francisco, si presenta come “il modo più semplice di sempre per vendere e comprare arredamento usato” sta introducendo una dinamica industriale in questo mercato.
Funziona così: chi ha un mobile da vendere scatta qualche fotografia e le manda a Move Loot. L’azienda valuta il prodotto, e se lo ritiene valido lo accetta. viene concordata una data per il ritiro, il prodotto viene ritirato da trasportatori di MoveLoot e pubblicizzato per la vendita, i cui proventi vengono spartiti tra azienda e utente. Se dopo 60 giorni il prodotto è ancora invenduto il cliente può scegliere di regalarlo a una Onlus, oppure di pagare una piccola cifra per riaverlo indietro. Potrebbe essere una soluzione per tante case da svuotare, che potenzialmente potrebbero contenere pezzi vendibili, ma che il più delle volte vengono ripulite tutte in una volta da operatori che hanno poche possibilità di valorizzarli al meglio. venditore e compratore in questo caso non si conoscono nemmeno, non ci sono profili da riempire, brutte foto con cattiva luce per pubblicizzare, e decine di richieste a cui rispondere. L’esperienza di acquisto in questo caso è identica a quella di un acquisto su un sito di arredamento online, per cui gli utenti sono sgravati anche di tutte le problematiche legate a montaggio e trasporto. L’azienda ha recentemente ottenuto finanziamenti per 9 milioni di dollari per espandere il servizio in altre aree del paese.
Warp-It invece è una start up inglese nata con l’idea di ottimizzare gli arredi e le attrezzature in possesso di aziende e pubbliche amministrazioni. Adottata già in Inghilterra da numerose municipalità, aziende sanitarie e università, è una piattaforma ad abbonamento che permette di catalogare gli asset che l’organizzazione non utilizza o di cui vuole disfarsi in modo che possano essere visibili da altri soggetti interni all’organizzazione (ad esempio all’interno di un comune, due sedi distaccate nelle quali ci sono materiali in esubero da un lato che potrebbero essere utili dall’altro) o anche esterni. Le associazioni no profit possono iscriversi gratuitamente per richiedere gratuitamente tutti i prodotti che non hanno trovato una utilizzazione. il sistema è utile anche per lo svuotamento di interi locali, in quanto aiuta a trovare immediatamente un utilizzatore per il maggior numero possibile di oggetti ed evitare così anche i costi di smaltimento. Tra risparmi in costi di smaltimento e risparmi per acquisti evitati, Warp It dichiara di aver già fatto risparmiare ai suoi aderenti più di 4 milioni di sterline. In questo caso molta importanza è attribuita al personale delle organizzazioni, soprattutto per la fase di catalogazione continua dei prodotti che potrebbero essere prestati o ceduti, e che pertanto deve essere adeguatamente informato e sostenuto da parte del management dell’organizzazione. La piattaforma si sta espandendo anche ad altre aree anglofone come Australia Nuova Zelanda e USA, ed è stata finalista ai Circular Economy Awards del 2015.