Di Guido Mosca
Lo scorso 22 febbraio a Mestre (VE) si è tenuta la conferenza dal titolo “RIFIUTI ZERO? Sì, in una economia circolare, etica e socialmente responsabile”, organizzata da ArcSOS (Archivi della Sostenibilità dell’Università Ca’ Foscari di Venezia) in collaborazione con la Fondazione Università Ca’ Foscari.
Introducendo l’argomento, il prof. Giorgio Conti ha inquadrato il tema dei rifiuti e dell’economia circolare nell’ampio spettro di tematiche che hanno contraddistinto negli ultimi anni le iniziative di ArcSOS, sempre caratterizzate da una grande attenzione ai temi della tutela ambientale, e ha poi ricordato come il rapporto tra i rifiuti e le società che li producono abbia da lungo tempo richiamato l’attenzione, oltre che della politica, anche di rilevanti esponenti del mondo della cultura e dell’arte: dall’artista italiano Michelangelo Pistoletto, che realizzò già nel 1967 la “Venere degli stracci” ponendo l’attenzione al tema dei rifiuti e del consumismo, al regista Pier Paolo Pasolini col suo progetto incompiuto di un film dal titolo “Appunti per un romanzo sull’immondizia” (inizio anni ’70), di cui sono state ritrovate le pellicole, all’artista e pensatore tedesco Joseph Beuys che propugna un mondo in equilibrio con la natura, citando infine l’impegno e il pensiero di Alexander Langer, politico ambientalista altoatesino che invocava la necessità di una “conversione ecologica” (1994), e di Gunter Pauli, economista e scrittore belga che nel 2010 pubblica il libro “The Blue Economy” con l’intento di stimolare il mondo delle imprese a migliorare drasticamente i propri standard di sostenibilità.
L’intervento del prof. Guido Viale, sociologo e autore di numerosi testi in cui ha affrontato il tema dei rifiuti, fra cui citiamo “Azzerare i rifiuti – Vecchie e nuove soluzioni per una produzione e un consumo sostenibili” (2008) e “La civiltà del riuso – Riparare, riutilizzare, ridurre” (2010), ha ricordato come i rifiuti costituiscano purtroppo una componente essenziale dell’attuale modello di produzione e di consumo. Molto spesso l’auspicio delle imprese è proprio quello che il loro prodotto diventi il prima possibile un rifiuto per essere sostituito da un prodotto nuovo (si pensi a tutti i prodotti usa e getta). E in realtà un volume considerevole delle cose che noi acquistiamo quotidianamente, rappresentato dagli imballaggi, finisce nei vari contenitori dei rifiuti poco dopo essere entrati in casa nostra, avendo esaurito il loro compito. Questo fenomeno è stato esaltato dal dilagare del modello di vendita basato sulla Grande Distribuzione Organizzata (GDO).Il cambiamento auspicabile di questo modello verso un modello di economia circolare ha bisogno del coinvolgimento e dell’impegno diretto della cittadinanza (in primis di noi consumatori) in vari momenti. Il primo è il momento dell’acquisto in cui deve avvenire una modifica dei comportamenti di consumo in senso più responsabile e sostenibile. Il secondo momento è quello della separazione (differenziazione) dei materiali di scarto (rifiuti) che deve avvenire nel modo più rigoroso possibile tanto a livello industriale (produttivo) quanto a livello domestico. In terzo luogo Viale fa notare che non può esistere un’economia circolare senza una cultura della riparazione dei beni, e dunque della volontà di far durare i prodotti il più a lungo possibile attraverso la manutenzione e la riparazione. Questo implica la necessità di formare e incentivare le professioni dei riparatori nonché rimuovere a monte gli ostacoli alla possibilità di riparare i beni acquistati (ad esempio lottando contro la cosiddetta obsolescenza programmata praticata da molti produttori o la progettazione di beni di durata limitata). Stiamo parlando quindi della necessità di un nuovo paradigma produttivo.
In seguito sono intervenuti Silvia Lombardo e Tommy Meduri che hanno illustrato più nel dettaglio i fondamenti dell’economia circolare, mostrando anche un breve video illustrativo realizzato dalla Ellen MacArthur Foundation. Si sono soffermati sulla illustrazione di alcuni esempi di buone pratiche di economia circolare mostrando come sia necessario per il mondo delle imprese rivedere il proprio modello di business e il loro approccio non solo verso il proprio interno ma anche (e forse soprattutto) verso l’esterno ricercando quelle sinergie fra diversi settori produttivi che tradizionalmente non venivano invece considerati come interessanti. Uno dei settori su cui la sperimentazione del modello circolare ha dato ottimi risultati è quello vitivinicolo e i risultati di un progetto, promosso e realizzato da ArcSOS, sono stati presentati lo scorso novembre a Rimini nell’ambito della fiera Ecomondo. In sostanza si è intervenuti su tutti i passaggi della filiera produttiva del vino trovando i possibili legami con altre filiere (dalla industria cosmetica alle distillerie, ai produttori di compost e poi all’industria del vetro, della carta e del sughero).
E proprio sul tema del recupero dei tappi di sughero si è incentrata la testimonianza di Roberta Masat che ha raccontato la sua esperienza, realizzata in collaborazione con la società Amorim Cork, per il recupero dei tappi di sughero, materiale nobile e pregiato, e che ha dato vita all’iniziativa denominata “TappoDiVino” nata come spin off di ETICO, progetto realizzato appunto da Amorim Cork, con l’obiettivo di sottrarre all’immondizia tonnellate di questo materiale, restituire valore economico al sughero attraverso il suo riutilizzo, per esempio nel settore edilizio, e, non ultimo per importanza, educare i cittadini a non sprecare risorse, attraverso il coinvolgimento a titolo volontario di scuole, istituzioni pubbliche e private e numerosissime persone. Il tutto generando anche delle risorse per finanziare importanti progetti di solidarietà gestiti da organismi Onlus sul territorio.
Padova, 23 febbraio 2017